La questione delle pensioni è stata senza dubbio una delle più dibattute nell’ambito della manovra economica approvata dal Parlamento italiano per il 2019. Dalla molto chiacchierata “quota 100” all’Ape sociale, è bene ricapitolare i diversi cambiamenti in programma per non farsi cogliere impreparati.
Con la manovra finanziaria, per prima cosa cambia la perequazione dell’inflazione su pensioni superiori di più di tre volte il minimo, cioè 1.522 euro lordi al mese; man mano che l’ammontare cresce, si farà riferimento ad alcune fasce con recuperi calanti che vanno dal 97% al 40% dell’inflazione.
Vengono tagliati anche gli assegni superiori ai 100.000 euro lordi annui, ma solo quelli che non sono interamente in regime contributivo: il taglio è del 15% per la parte eccedente i 100.000 fino a 130.000 euro, del 25% per la parte tra i 130.000 euro e i 200.000 euro, del 30% per la parte eccedente 200.000 euro fino a 350.000 euro, del 35% tra i 350.000 euro e i 500.000 euro e infine del 40% per la parte eccedente 500.000 euro.
Infine, il requisito per la pensione di vecchiaia aumenta di cinque mesi (67 anni), e fino all'ingresso effettivo di “quota 100” si potrà andare in ritiro anticipato solo con 43 anni e tre mesi di contributi (42 anni e tre mesi le donne). Con il congelamento dell’aspettativa di vita invece sarà possibile andare in pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi indipendentemente dall'età, più tre mesi di finestra mobile.
È atteso per la fine di gennaio 2019 il decreto legge che conterrà tutte le regole riguardo alla quota 100, ovvero la possibilità di uscita anticipata dal lavoro con 62 anni di età e 38 di contributi, e al reddito di cittadinanza. Quota 100 verrà sperimentata per 3 anni, con finestre trimestrali per i lavoratori privati che partono da aprile 2019 e semestrali per i lavoratori pubblici (probabilmente luglio o ottobre).
Tra le novità anche la probabile proroga per l’Ape sociale e l’opzione donna, per permettere l’uscita anticipata alle donne con almeno 35 anni di contributi nate entro il 1959, dopo il ricalcolo della pensione con metodo contributivo.
Altre novità riguardano la pace contributiva (con possibilità di riscattare i periodi dove non sussiste l’obbligo contributivo, come i congedi parentali) e la riforma della governance di Inps e Inail, con il ritorno ai Cda.