Consulenza del Lavoro: una panoramica
- Autore: antonelli patrizia
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- 18 ott, 2017
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Il mondo del lavoro è ormai divenuto una vera e propria giungla, specialmente con le ultime tipologie di contratto che sono state introdotte sul mercato negli ultimi anni.
Chi si avvicina per la prima volta all’attività lavorativa, specialmente chi è stato assunto in una grande azienda, prima o poi dovrà interfacciarsi con un consulente del lavoro. In particolare le sue competenze saranno richieste durante la compilazione dei cedolini paga del lavoratore, ed anche ogni pratica burocratica che concerne il rapporto lavorativo che viene instaurato fra il dipendente e l’azienda di riferimento.
Il suo ruolo nel corso degli anni è andato via via modificandosi sempre di più, aggiungendo mansioni e compiti che sono divenuti, nel corso del tempo, propri e strettamente connessi alla figura del consulente lavorativo.Qual è il ruolo di un consulente del lavoro?
Cercare di spiegare cosa faccia e chi sia realmente un consulente del lavoro, specialmente in parole semplici, non è un’impresa facile.
Si può dire che il consulente del lavoro è un perito specializzato in ambito giuridico ed economico, il cui compito principale è quello di mediare costantemente i rapporti fra l’azienda ed il dipendente, occupandosi anche in parallelo di tutte quelle pratiche burocratiche che derivano da un assunzione, dalla continuità di un rapporto lavorativo, ed anche dalla sua conclusione.
Si occupano anche di alcune mansioni speciali, come la comunicazione ad enti particolari di sospette attività illecite o di riciclaggio dell’azienda di riferimento, ma anche la compilazione delle certificazioni tributarie e dei documenti fiscali.Cosa occorre per diventare consulenti?
Nel nostro paese la figura del consulente del lavoro è radicalmente connessa al tessuto lavorativo sul territorio, considerando le tipologie di accordi fra stato ed imprese che ci sono in Italia.
Il consulente entra in gioco soprattutto come intermediatore delle piccole e medie imprese, fornendo le proprie competenze. Competenze che, secondo la legge italiana (recentemente aggiornata) prevedono una laurea triennale o magistrale in giurisprudenza, economia o scienze politiche. Successivamente sono richiesti diciotto mesi di praticantato, da svolgersi presso lo studio di un consulente abilitato, al seguito del quale dovrà essere sostenuto un esame di stato per richiedere l’abilitazione vera e propria.
Esame che richiede le seguenti prove scritte ed orali: diritto del lavoro e legislazione sociale, diritto tributario, diritto privato, pubblico e penale, ragioneria.