I fattori da tenere conto per rescindere un contratto di lavoro correttamente
- Autore: antonelli patrizia
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- 17 mag, 2018
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Molteplici possono essere le ragioni – sia da parte del datore di lavoro che da parte del dipendente – che spingono un soggetto a rescindere un contratto lavorativo.
Dalla condotta lesiva dell’onore e della reputazione al reiterato mancato di un pagamento (in questi casi si parla di “giusta causa”) fino alle motivazioni più semplici come un’offerta lavorativa più vantaggiosa.
Ciò che è fondamentale conoscere, a prescindere dalla casistica, è indubbiamente il corretto iter da affrontare per rescindere un contratto in maniera corretta e rigorosamente conforme alle normative vigenti.
Nei paragrafi che seguono andremo a soffermarci con maggiore attenzione sulle normative vigenti relative a questo campo ed analizzeremo in modo particolare le differenze tra le varie tipologie di contratto (a tempo determinato o indeterminato).
Rescissione di un contratto lavorativo: le normative vigenti in Italia
A prescindere dal ruolo che si riveste all’interno di un’azienda o di un’attività commerciale (dipendente o datore di lavoro), se si ha intenzione di interrompere una prestazione professionale tramite la rescissione del contratto è bene conoscere preventivamente le discipline generali che regolano tali processi. In Italia, il recesso del contratto è contemplato nell’articolo 1373 c.c.
Secondo la normativa, nel caso del recesso “volontario” o “convenzionale” è necessario fare riferimento ad una clausola contrattuale che può anche contenere la possibilità di recedere unilateralmente il contratto.
Per quanto concerne il caso del recesso “legale” invece, esso è espressamente previsto dalla legge nel caso di una serie di singoli contratti (relativi a commissioni, spedizioni, trasporti, mandati, comodato, somministrazioni a tempo indeterminato).
Procedure per la scissione di un contratto di lavoro a tempo determinato
Quando si parla di recesso di un contratto è necessario distinguere le tipologie di prestazione con cui si ha a che fare.
Nel caso del contratto a tempo determinato, ad esempio, non è prevista la rescissione anticipata del contratto (preavviso) e dunque il lavoratore può decidere di licenziarsi autonomamente prima della scadenza solo ed esclusivamente previo accordo tra le parti o per giusta causa.
In quest’ultimo caso è possibile rescindere il contratto senza alcun preavviso, mentre in mancanza della cosiddetta giusta causa il datore di lavoro può richiedere un risarcimento corrispondente al periodo mancante alla conclusione del contratto.
Procedure per la scissione di un contratto lavorativo a tempo indeterminato
La rescissione del contratto da parte di un lavoratore con contratto a tempo indeterminato è sensibilmente diversa rispetto al caso sopra descritto.
In questa situazione, infatti, è possibile avviare le procedure di recesso senza spiegazioni atte a giustificare la scelta presa: è infatti sufficiente rispettare un tempo di preavviso che consenta all'azienda di trovare un sostituto o riorganizzare le attività. In caso di mancato rispetto dei tempi il lavoratore deve invece pagare la cosiddetta indennità sostitutiva.
Le modalità di richiesta di rescissione del contratto consistono nell'invio di una lettera di dimissioni (non revocabile) all'ufficio o al personale dell’azienda.